Diego Armando Maradona.

Diego Armando Maradona, per gli amici Diego, ha vissuto in modo dissoluto, vizioso, eccessivo, disordinato, sfrenato e smoderato, ma almeno non è stato mai ipocrita.
Ipocrita come invece il mondo che oggi lo celebra, lo commemora, lo esalta, lo glorifica e lo divinizza; come i parenti, gli amici, i colleghi e i giornalisti che si rincorrono in ricordi e discorsi che avevano pronti nel cassetto già da mesi, forse da anni.
Lui ha probabilmente vissuto la sua esistenza privata, e quindi pubblica, come la vita non gli aveva insegnato, come l’infanzia non lo aveva educato, come gli amici non gli avevano suggerito; il resto, purtroppo, è farina del suo sacco…
Lo stesso sacco con cui si presenterà da Dio: chissà se gli chiederà indietro la famosa “mano de Dios”, e se gli chiederà conto del talento che gli aveva donato; e, soprattutto, chissà se basterà a compensare la sua umana sregolatezza!
Perché quello che lo ha distinto da altri fuoriclasse o campioni è stata proprio la sua natura fin troppo umana, la sua debolezza e la sua fragilità, ma anche la sua capacità di sapersi mettere al servizio di compagni e cause, più o meno valide, che ha comunque abbracciato anima e corpo.
Difficile, infatti, trovare un ex compagno che non lo ricordi con affetto, questo sì senza ipocrisia, e che non ne abbia apprezzato e sperimentato doti di altruismo e generosità, per la squadra o per i singoli.
Un’umanità caratterizzata da ingenuità, più che da semplicità, da franchezza, più che da onestà, da lealtà, più che da verità; una vita di limiti, più che limitata, di ostacoli, più che di freni, di impedimenti, più che di divieti.
Una vita imperfetta.
Era amato dai compagni e rispettato dagli avversari perché se c’era il fango la sua maglia era infangata, se c’era il sole la sua maglia era sudata, se c’erano risse in campo la sua maglia era sporca di sangue.
Un Capitano con la “C” maiuscola che ci metteva sempre la faccia e non tirava mai indietro la gamba, determinato ma leale, testardo e caparbio come un bambino; e come un bambino si divertiva e faceva divertire.
Regalava felicità, e lo sapeva; si è fatto amare, ma non ha saputo volersi bene, o nessuno glielo ha insegnato.
Era il campione di tutti: papà e figli, uomini e donne, presidenti e massaggiatori, compagni e avversari.
Era temuto perché il suo genio era senza prevenzione, senza cura e senza vaccino; perché la sua intuizione era imprevista e imprevedibile; la sua fantasia era estemporanea e fatale.
Era il motivo per cui valeva la pena vedere un allenamento o un riscaldamento prepartita; era il motivo per cui non abbandonare lo stadio fino al triplice fischio finale; era il motivo per cui non disperare o temere fino al novantesimo.
Maradona non ha indossato soltanto la maglia del Boca, del Barcellona, del Napoli o dell’Argentina: Maradona era calciatore del mondo, e non è retorica.
Non calciava il pallone, lui lo sfiorava, lo accarezzava e lo coccolava; e noi non potevamo restare soltanto incantati: se vedevi Maradona, poi dovevi confessare a tua madre:
           “…ho visto Maradona, ho visto Maradona…, eh, mammà, innammurato sò…”
Perché Ibrahimovich o CR7 si diventa, ma Maradona si nasce.
E’ stato inferno e Paradiso, estasi e dannazione, fortuna e maledizione; per sé e per gli altri.
Ma ha rappresentato anche e soprattutto il riscatto, l’affrancamento e l’emancipazione per napoletani e argentini; una sorta di condottiero indomito nel quale riconoscersi e attraverso il quale lavare onte, reali o presunte; per il quale affrontare qualsiasi avversario a testa alta e con il quale poter sconfiggere avversità e nemici; grazie al quale poter mascherare anche vizi e difetti propri.
Un “brave heart” coraggioso per cui imbracciare le armi, ma anche un comandante debole e fragile da scortare e difendere; un cuore impavido pieno di paure.
Ingenuamente umano e umanamente ingenuo, si è fidato di chi si è approfittato; tutti lo hanno acclamato e reclamato, ma era solo.
Non era simpatico né antipatico, né buono né cattivo, né bello né brutto: era un “dannato” in terra, in cielo chi lo sa…
Tra pregi e difetti, bene e male, poco e troppo, non si è mai nascosto, ed ha sempre pagato in prima persona per i propri errori e le proprie debolezze, senza delegare né negare: Maradona era comunque vero.
Da evitare, quindi, improbabili paragoni con gli attuali campioni stereotipati e preconfezionati.
Non è stato certo un eroe né un esempio di vita da imitare o tramandare, almeno per i nostri parametri; chissà se ne era consapevole, e chissà se si sia talvolta vergognato o pentito.
Era fin troppo terreno e vulnerabile per essere annoverato tra gli immortali Supereroi, ma a giudicare dall’accoglienza che gli hanno riservato, evidentemente loro non lo sapevano…

(se vi piace lasciate 👍👍👍👍)

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